“Emozionare e informare, una sfida per il giallo” di Marco Speciale. Speciale Nasce a Milano nel 1963. Durante gli anni dell’Università collabora con riviste e giornali della piccola editoria, una vera palestra. Partecipa con racconti e poesie ad alcuni concorsi letterari, ottenendo pubblicazioni in antologie e alcuni piccoli successi. Il suo lavoro di educatore finisce però per assorbirlo totalmente, al punto da arrestarne il percorso di scrittura. Nel 2015 riprende la sua antica passione con nuova consapevolezza.
Ecco il suo articolo “Emozionare e informare, una sfida per il giallo” di Marco Speciale, che per AltreVoci Edizioni ha pubblicato TERRA SPORCA.
Emozionare e informare, una sfida per il giallo di Marco Speciale
Certe volte mi capita ancora, anche se è passato tanto tempo, anche se parliamo di un altro secolo, anzi, di un altro millennio. È un riflesso incondizionato. Se mi trovo davanti al televisore e si blocca il segnale video – spesso si tratta di una temporanea empasse – c’è un angolo del mio cervello che si allarma. Si fa largo una vocina, spuntata chissà da dove: edizione straordinaria del telegiornale, c’è stato un attentato.
Perché la mia infanzia e la mia adolescenza, ma dovrei dire quelle di un’intera generazione, i cosiddetti baby boomer, sono state segnate da un susseguirsi di atti terroristici, di angosciosi fatti di sangue. Si interrompevano di colpo le regolari trasmissioni in TV e all’improvviso prendevano il via dirette televisive che duravano ore, spesso condotte con un’unica telecamera fissa. Costernati giornalisti provavano a raccontare qualche di incredibile era accaduto: una banca esplosa, vagoni di treni saltati in aria, uomini dello Stato falciati per strada. È stato allora che è nata la mia voglia di informarmi, di investigare, di scrivere.
La mia naturale curiosità di ragazzo si fondeva con il desiderio di capire, di trovare quelle verità che tardavano ad arrivare dal mondo dei grandi. Il libro di narrativa scelto dalla mia professoressa di lettere alle medie, Il giorno della civetta, contribuì a far nascere in me una precoce passione civile.
Molte cose sono cambiate da quei tempi. La violenza di quel periodo storico è andata, per fortuna, sfumando. Ma siamo davvero certi che non ci sia ancora molto da raccontare? Dopo la stagione stragista, dopo il terrorismo, dopo l’offensiva mafiosa, siamo certi che vada tutto bene? Il giornalismo d’inchiesta vive giorni difficili e si aprono spazi che il giallo e il noir stanno di fatto riempiendo. Certi romanzi sono più che mai degli strumenti utili per conoscere la realtà sociale, spiegano cos’è una città o un Paese in un certo momento storico. Mi piace ricordare Fruttero e Lucentini e la Torino degli anni Settanta, Vasquez Montalbane la Barcellona delle olimpiadi, Robecchi e la Milano di oggi.
Terra sporca è stato definito un thriller ecologico. Il libro è un segnale d’allarme, il traffico illegale di rifiuti tossici è un cancro silenzioso. Ma il romanzo è anche un invito a reagire a un colpevole torpore. È in atto una rimozione di massa che elude il problema della criminalità organizzata, un rifiuto collettivo che riguarda istituzioni e cittadini.
Massimo Carlotto ci ricorda che “le nostre storie devono informare il lettore, oltre a divertirlo e appagarlo da un punto di vista squisitamente letterario”. Si tratta di due questioni fondamentali e fra loro correlate.
Informare significa documentarsi seriamente. Certo, si tratta pur sempre di romanzi e non di saggi, ma se si affrontano argomenti importanti il verosimile deve avvicinarsi il più possibile al vero. Inoltre, occorre ristabilire un’etica del ragionamento, scrivere significa inoculare i semi della riflessione e della complessità. Il mondo vive questioni sociali e culturali che si fanno sempre più intricate, condizionate da un reticolo di fatti e relazioni spesso interplanetarie. Non possono esserci risposte semplici, slogan che, come passepartout, aprono la discussione e chiudono ogni dubbio. Si tratta di convincere il lettore ad abbandonare lo zoom e passare al grandangolo, ad aprire lo sguardo.
Quanto a divertire e appagare il lettore, va allestito un viaggio estremamente confortevole. Ecco perché Terra sporca è costruito in capitoli brevi, con una loro logica autonoma, mini-racconti interconnessi in cui l’azione viene rilanciata di continuo. La trama è costruita proprio perché la noia, terribile nemica, resti a distanza di sicurezza. Condurre il lettore con leggerezza verso temi profondi è l’anima dei miei romanzi.
Scrive Leonardo Sciascia: “Continuiamo a scrivere romanzi con una storia dentro; e a farci leggere da quanta più gente possibile”. Io aggiungo qualcosa di più strettamente personale. Scriverò ancora gialli, in bilico fra narrazione e reportage giornalistico, perché non posso tradire quel ragazzo che è ancora in me. E che vuole sapere e capire.