Un romanzo storico che ci porta in un passato remoto e intrigante: è LE FIGLIE DI CARTAGINE di Andrea Oliverio, il primo romanzo che questo autore (anche direttore della collana sull’antica Roma) pubblica con AltreVoci.
Le figlie di Cartagine è un romanzo storico, in che epoca ci porti?
Porterò i miei lettori nel 264 a.C., alla vigilia dello scoppio della prima guerra punica.
Due le protagoniste, chi sono?
Elissa e Atilia sono due donne che vivono vite diverse ma sono legate da un unico segreto. Entrambe sono vittime del loro tempo, e il destino non è particolarmente morbido con loro. Sono donne cresciute molto in fretta in un mondo dominato dagli uomini e che hanno imparato a tirare fuori gli artigli per sopravvivere.
Un uomo che dà voce a due donne: è stato difficile immedesimarsi nel pensiero femminile?
È stato molto difficile, ma le sfide difficili mi piacciono. Mi sono anche avvalso del contributo di alcune beta lettrici donne che mi hanno aiutato a rendere credibile il comportamento delle due protagoniste. Mi sono anche ispirato a ciò che ho imparato dal mondo femminile, è stato molto stimolante.
Quanto lavoro c’è nella stesura di un romanzo storico?
Tantissimo, se lo vuoi fare bene. C’è dietro tanto studio per cercare di rendere credibile ogni cosa: dalla vita quotidiana di duemila anni fa, al modo di vivere e di parlare. Il tutto nel giusto mix con gli schemi interpretativi e i modelli culturali di oggi. Bisogna riuscire a bilanciare la finzione con la storia vera senza cadere nel rischio di essere troppo lezioso. Il romanzo deve essere intrattenimento e piacere per il lettore, non deve diventare un saggio perché vorrebbe dire aver sbagliato il tiro. Di contro se la finzione è troppo finzione perde di credibilità, e questo non va bene. Tengo molto a questo equilibrio quando scrivo un libro, perché è esattamente ciò che voglio trovare in una storia da lettore.
Una domanda che facciamo a tutti i nostri autori: tre parole per descrivere il romanzo e perché le hai scelte.
Amore, dovere, appartenenza. I temi trattati nel mio romanzo sono universali, ho cercato di mettere a confronto due culture diverse, rappresentate dalle mie protagoniste, che alla fine scoprono di non essere tanto diverse tra loro.
Mentre una citazione?
Non amo citarmi, ma forse direi questa frase: “Credi che Roma abbia bisogno di te? Credi che Vesta possa avere bisogno di te? Quelli che chiami genitori ti hanno venduta per il prestigio della famiglia”.
Come mai hai scelto di scrivere romanzi storici? Da dove nasce questa passione?
Ho iniziato a scrivere romanzi storici quattro anni fa, e devo ringraziare lo scrittore inglese Simon Scarrow. Ho letto tutti i suoi libri e sono rimasto rapito dalla qualità delle sue storie. Mi ha fatto venire voglia di scrivere storie e ho iniziato questa avventura.