Massimo Aureli ha pubblicato con AltreVoci Edizioni un intrigante romanzo storico, frutto di un’attenta e importante ricerca: “Il tramonto dell’Ordine” e ce ne ha parlato in questa intervista.
“Il tramonto dell’Ordine” è un romanzo ambientato nel passato: quanto grande è stata la ricerca storica e come l’hai strutturata?
Molto grande! Il romanzo è ambientato nel 1600, a Malta, all’interno di un Ordine secolare.
La ricerca è stata particolarmente difficile perché i Cavalieri di Malta hanno cambiato più volte vestiario, regole e tante altre abitudini. Alcune di queste le hanno cambiate, o abbandonate, tra il 1500 e il 1700, proprio nel periodo in cui è ambientato il mio romanzo. Riuscire a capire quali hanno modificato e in quale anno è stata una sfida non da poco, l’errore era dietro l’angolo.
Uno dei problemi da risolvere, ad esempio, riguardava le navi. Ho dovuto cercare tra mille figure e documenti per capire quali imbarcazioni erano effettivamente utilizzate nel 1600 dall’Ordine. Purtroppo per me, come dicevo prima, il 1600 è stato proprio un secolo di rinnovamento per l’Ordine.
Ci porti alla scoperta dei Cavalieri di Malta, come mai hai scelto questo Ordine?
Dico la verità… volevo fare qualcosa sui templari, ma poi mi sono detto: “Basta templari…”.
Po, studiando alcuni libri, mi sono imbattuto in fatti riguardanti i Cavalieri di Malta che non conoscevo. Nello specifico mi ha colpito un fatto di cui si parla poco. Ho scoperto che nel loro passato turbolento, ci fu un tentativo di ammutinamento nel 1500. Mi sono detto: “Questa storia è mia, e la voglio raccontare”. Poi, per utilizzare ancora il mio protagonista del precedente romanzo, l’ho ambientata nel 1600 e l’ho romanzata.
Chi sono i protagonisti del tuo romanzo?
Sempre Bernard de Rochefort, lo stesso monaco del mio thriller “Il mistero Borromini” uscito con la Newton Compton l’anno scorso. Ne “Il tramonto dell’Ordine” vengono spiegati fatti avvenuti nel mio precedente romanzo ma, ci tengo a precisare, i due romanzi non sono troppo legati. Non bisogna leggere per forza tutti e due per avere delle risposte. Sono auto conclusivi, però ci sono dei piacevoli collegamenti per chi li legge entrambi.
Oltre a Bernard de Rochefort, gli altri protagonisti del romanzo sono gli alti rappresentanti dell’Ordine incluso il Gran Maestro.
Si tratta di un thriller storico, un genere che è la tua specialità: come mai ti piace tanto?
Amo leggere questo genere e quindi lo scrivo…
Anzi, vi rivelo un segreto del mio modo di approcciarmi alla stesura dei miei romanzi. Anche se prima di iniziare a scrivere imposto bene tutta la trama, mentre scrivo sono così coinvolto che mi sembra di essere a fianco del personaggio, e quindi vivo il thriller come se fossi un lettore. Il problema (o forse no) è che alle volte sono così preso dalla scena che sto scrivendo, che faccio accadere certi fatti anche se non li avevo previsti, ma solo perché ci stavano bene. Confesso che qualche personaggio mi è morto tra le mani anche se doveva arrivare vivo fino alla fine. Nemmeno io sono tranquillo quando uno dei miei personaggi si infila in un cunicolo!
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Eco e Manfredi… ma giusto di riferimento e ispirazione, perché loro sono maestri inarrivabili.
Tre parole per descrivere il romanzo?
Intrigante, avventuroso, enigmatico
Una citazione che ne coglie l’essenza?
«Da che parte sta la ragione?», chiese col respiro affannoso a causa del sopraggiungere della morte.
Il capitano non fece in tempo a rispondere che l’uomo spirò tra le sue braccia.
«Da nessuna, fratello mio. Da nessuna».
Stai già lavorando ad altro?
Si, sto lavorando a due romanzi che hanno dei protagonisti molto diversi da Bernard de Rochefort. Un romanzo è più avanti e si svolge nel 1200 nel centro Italia, mentre l’altro mi sta portando in mezzo alle turbolente acque della storia, dove le ricerche si sprecano e, talvolta, mi conducono in vicoli ciechi.