È uscito “Echi (vol. 1)” il nostro nuovo flip flop che contiene due romanzi di Helena Molinari: EMMA e CASE. Che cosa è un flip flop? Un libro particolare perché, terminata la prima storia, basta capovolgere il volume per iniziare la seconda.
EMMA e CASE sono due storie molto profonde, in cui tu indaghi molto sulle tante sfaccettature dell’animo umano: quanto c’è di te in questi due libri?
Credo in ogni libro per ciascun autore vi sia qualcosa, talvolta molto più di qualcosa, di sé. Detto ciò vado a rispondere a questa tua prima domanda confermandolo in special modo per “Emma”, il mio romanzo d’esordio.
Resta pur sempre un romanzo e in quanto tale soggetto anche a una minima architettura d’insieme, ma è decisamente, tra i due, quello più “mio”, intendendo per mio, il più autobiografico. Emma sono io.
In “Case” c’è un’appartenenza diversa, ma si possono ritrovare disseminati tratti comuni ai miei affetti più cari: lo sguardo e la tempra di mio padre nel padre di Chiara, il cammeo tutto ligure di zia Rosa, nella realtà zia Rita, alla quale ho scelto di dare più discretamente il nome di sua madre, nonché mia nonna. Un sacerdote “ambrogino” milanese, nella verità, giovane sacerdote e amico fraterno e non ultimo tutto il mio amore per la montagna.
Quanto è stato emotivamente faticoso andare così tanto in profondità?
A questa tua seconda domanda mi verrebbe istintivamente voglia di rispondere con una semplice frase: “Non so essere leggera”. Vedi, certe pagine possono essere state più faticose di altre forse, ma temo purtroppo di non saper scrivere che così. “Scarnifico” pur di restituire qualcosa che si possa vedere e sentire altrettanto forte. Qualcosa che corrisponda all’anima e persino al silenzio, ma chissà se vi riuscirò mai.
Sono due storie femminili, ci descrivi le due protagoniste?
Emma, protagonista del primo romanzo in ordine di uscita, è una donna fragile del suo passato, più che del suo presente, per quanto si rechi in un luogo di un tempo… e di forte spiritualità, a cercare risposte alle sue domande affatto semplici. Sceglie di tornare in un posto preciso della sua vicenda umana, per ritrovare il senso preciso della sua vita di moglie e di madre e soprattutto per “fare pace e darsi pace” e riscattare un francescanesimo mai dismesso, una semplicità smarrita.
Chiara, la protagonista del romanzo “Case” è soprattutto una figlia. Figlia di padre. Nella storia, orfana prestissimo di madre. Tuttavia credo che, anche senza questo importante dettaglio d’infanzia, a condizionarne, sin dalla più tenera età, tutta quanta la sua esistenza e a tessere fili nella trama, sarebbe pur sempre stata figlia di padre. Indipendente e dipendente parimenti dalla tenacia di un uomo che la volle libera e la crebbe a libri, ritualità, milanesità e montagna. Una figlia che ne comprese il senso solamente dopo… Una figlia che da figlia arriverà ad essere Chiara. Dopo il lutto la rinascita o “vera nascita”, l’eredità più importante di Siro, suo padre.
Tre parole per descrivere ogni romanzo.
Andrebbe domandato al lettore, ma provo ugualmente a rispondere, auspicando per ciascun libro le seguenti “definizioni” :
Emma – possibile, lento, misericordioso.
Case – etnologico, antropologico, credente.
La tua citazione preferita di uno dei due.
“La vita dà quello di cui si ha bisogno, non quello che si vuole”. (cit. da “Emma”)
Il volume è arricchito dalla prefazione di Tiziano Fratus: cosa ha significato tutto questo per te?
Ha significato gratitudine. Ha significato un riconoscimento importante rispetto alla mia scrittura, e credimi per una persona che scrive dall’età di quindici anni e che è stata pubblicata in definitiva tardi se ci pensi, in proporzione agli anni e ai tanti taccuini… (scrivo tutto a mano) significa moltissimo.
La mia sola condizione da sempre; ben inteso, nel rispetto assoluto di tutte le strade percorribili alla pubblicazione, è sempre stata quella di essere scelta per scelta libera di un editore. L’editore doveva, e per quanto mi riguarda, dovrà anche in futuro continuare a credere sinceramente, convintamente e gratuitamente nella mia scrittura, altrimenti non mi sentirei affatto a mio agio, né rispettosa della parola stessa. Lo dico da scrittrice, ma soprattutto da lettrice. Si sente quando ci si crede tutti. Quindi l’essere stata pubblicata prima da Pentàgora e oggi da AltreVoci è più che significativo. AltreVoci ha voluto riproporre, in questa bellissima formula di volume flip flop, due romanzi che in definitiva erano stati già pubblicati e portati all’attenzione in varie occasioni di presentazione ed eventi. Ai miei occhi questo è stato ed è doppiamente apprezzabile e non tutti l’avrebbero fatto, perciò gratitudine.
Voglio raccontarti un episodio accadutomi.
Come sai io arrivo da quasi trent’anni di poesia e racconti brevi. Di fatto poeta resti. Ci nasci. Ci muori. (Croce e delizia).
Premesso ciò, non farò il nome dell’editrice, ma posso dirti che qualche anno fa, a una mia lettera (scrivo ancora lettere quando posso) ricevetti la seguente risposta, in riferimento alla mia proposta di una raccolta di poesie, selezionate da tre precedenti sillogi inedite. Una raccolta diciamo omnia.
“Ci complimentiamo per il suo scritto, ma noi ristampiamo solo alcuni poeti classici e già è difficile vendere quelli” …
Nello stesso anno accademico universitario ricordo che per poter sostenere un esame a Lettere, che riguardasse un poeta, dovetti attendere che il monografico lo riguardasse; perché che io sappia, quantomeno all’epoca, in Italia non esisteva nessun corso specificatamente riservato alla poesia. Sottolineo… in Italia.
Quindi, ne converrai, e concludo, ringraziandoti tanto per queste tue domande, che per me è stato un vero privilegio, io abbia ricevuto in dono le parole di Tiziano Fratus, “homo radix” (andatevi a cercare il perché) e soprattutto a mio parere uno dei poeti più interessanti nel panorama nazionale.