Un romanzo ambientato in un paese ligure, una trama con qualche pennellata di giallo, una storia perfetta per tenerci compagnia: Annalisa Scaglione in questa intervista ci svela qualche dettaglio su “A gamba tesa”.
“A gamba tesa” è un romanzo di narrativa con qualche sfumatura gialla: infatti non mancano anche indagini, sospetti e segreti. Quanto ti sei divertita a scriverlo?
Molto. Nonostante avessi chiara la trama, in corso d’opera mi sono trovata a seguire indizi, sospetti e sviluppi che mi hanno sorpresa. Sono in gamba i personaggi, sempre avanti a me!
Lo hai ambientato in un paese ligure non identificato, ma hai preso spunto da qualche luogo esistente?
Crescobene esiste solo nella mia immaginazione. Vero è che si compone di elementi tipici di un paesino tutto ligure: un borgo di case unite come una scatola di gessetti colorati, incastrato su una scaglia di Appennino. I vicoli, il bar, il panificio e la pasticceria. E poi la chiesa, il suo campanile di impronta arabeggiante, retaggio di contaminazioni storiche delle quali la Liguria è ricca. Dalla strada che dal centro va su, verso la rocca medievale, si scorge uno spicchio di mare che regala continue sfumature di blu fra il verde chiaro dei pini e la foresta di faggi.
Ho intenzione di andare a cercarlo, Crescobene. Chissà, magari ha voglia di farsi trovare…
Ci racconti qualcosa dei protagonisti?
Il vero protagonista è il paese con la sua comunità di personaggi che si incontrano e creano il romanzo. Nell’intreccio delle loro umanissime vicende, i vari attori mettono in scena tipizzazioni nelle quali ognuno di noi, almeno in parte, può specchiarsi.
E quindi:
- il Mister al centro di una pesante indagine giudiziaria;
- don Donato con i suoi sensi di colpa e la fede incrollabile nel Bene;
- zia Marta, la “perpetua”- che a chiamarla così nessuno si azzardi -, pronta a sostenere le debolezze del suo parroco;
- I ragazzi del San Pantaleo FC, con il loro senso di solidarietà e unione da far invidia al mondo;
- Mathjis, il reietto con un grande dono;
- I coniugi De Bellis, benefattori da generazioni;
- Il coro degli altri personaggi, ognuno con il suo ruolo preciso e funzionale.
Perché, se solo venisse meno uno di loro, cadrebbe l’impianto della storia.
Visto che tra i protagonisti ci sono il mister e la squadra di calcio locale la domanda sorge spontanea: quanto ti piace questo sport?
Ho da sempre la squadra del cuore, ma non sono una tifosa sfegatata. Piuttosto, sono sempre stata attenta al fenomeno calcio, in tutte le sue sfumature: dalle frasi colte per strada ai programmi che farciscono i palinsesti, dalle parole entusiaste di bambini e bambine, alle questioni di ingaggi milionari e di scandali. Il calcio, che ci piaccia o no, permea la nostra quotidianità. Nel mio romanzo è solo la cornice di vicende comuni, di quella normalissima umanità che ci accomuna ed è l’anima del racconto.
Secondo te chi è il lettore ideale del tuo romanzo?
È chi desidera distaccarsi dal proprio quotidiano per essere condotto altrove con leggerezza e profondità, senza che il diversivo sottragga spazio a possibili motivi di riflessione.
Tre parole per descriverlo.
Acqua, che è il caos del diluvio, l’annullamento che apre alla ricostruzione. Ed è anche il mare con le sue onde, metafora del luogo dove gli accadimenti si incontrano e si scontrano.
Comunità, che è il senso comune del sentirsi uniti oltre le naturali differenze dei singoli, concetto vivo nel microcosmo della storia narrata.
Amore, approdo o condanna.
Una citazione tratta da “A gamba tesa” che – a tuo parere – descrive bene il romanzo?
“… voglio che presti la massima attenzione. Perché io ti racconto una storia, e tu cerchi di capire se ne sei parte oppure no”.
Stai già lavorando a un’altra storia?
Sì, e pure a quella dopo.