Un furto ai danni di un anziano, quattro insospettabili detective e dei ladri inaspettati: sono solo alcuni degli ingredienti di IL MORSO DEL RAMARRO il romanzo di Valeria Corciolani che noi di AltreVoci Edizioni abbiamo pubblicato in versione cartacea. Dal libro è stato tratto l’omonimo film, in questo momento nelle sale.
“Il morso del ramarro”: un titolo molto particolare. Nella tua testa è nato prima quello o la storia?
Uno ha evocato l’altra, in un rimpallarsi di arte, mistero e ironia. Ci ho giocato un po’, lo ammetto, e Caravaggio a fatto il resto.
Si tratta di un romanzo corale, ricco di personaggi e di storie che si intrecciano. Questi, tra l’altro, sono alcuni dei tratti distintivi dei tupi libri. Ci racconti quali sono i personaggi principali? Senza spoiler, ovviamente.
Beh, tutto sembrerebbe partire da Carlo, Lapo e Giorgio, tre ricchi rampolli di famiglie bene, che per sfangare la noia svaligiano appartamenti. Possibilmente di amici. Insospettabili. Ma, come giustamente dici tu, il romanzo cuce tra le pagine una bella trapunta di storie differenti. Abbiamo quella dell’anziano professore Giovanni che, dopo aver perso la sua amata compagna di vita, si ritrova privato della sua autonomia a causa di un ictus, legando così a sé la storia di Marisol, la sua badante peruviana che ha lasciato tutto il suo mondo per raggiungere l’Italia e crearsi una nuova vita in Liguria. E nello stesso palazzo del professore vive Virginia, ancora frastornata dalla recente separazione dal marito e alle prese con le turbe adolescenziali della figlia maggiore, nonché con l’indole devastatrice di due piccoli gemelli. C’è anche la storia di un medico trasferitosi in Liguria da Treviso e che ha tanto da dimenticare. E infine ci sono loro, Dandi, Fran e Gritta, i “diversamente giovani” amici di Giovanni e…
E qui mi fermo, perché sempre di un mistero si tratta e il resto lo lascio scoprire a chi vorrà tuffarcisi dentro.
Di quelli appena descritti, qual è quello in cui ti sei identificata di più, se è successo?
In realtà non riesco mai a identificarmi in uno in particolare, forse perché qualcosa di me “cola” inevitabilmente dentro ogni personaggio che creo, pur lasciandogli tutto lo spazio per “vivere” la storia con la propria personalità. E raccontare tante vite diverse è proprio la cosa che amo di più.
Diciamo che forse potrei ritrovarmi in Chiavari, con le sue luci e le sue ombre, intenta a osservare con affettuosa ironia il via vai incessante e variegato della trama e di chi popola il romanzo.
Sicuramente dei personaggi fuori dal comune, non sono tanti gli scrittori che fanno scelte così “audaci”? Come mai hai voluto dare voce a un gruppo così eterogeneo di protagonisti?
Come accennavo prima il romanzo corale (e i miei sono davvero popolatissimi) mi permette di raccontare tante storie parallele che poi convergono nella trama principale e ciò mi diverte molto, anche da lettrice. Qualcuno ha scritto che “Il noir non è un genere. È un colore, uno stato d’animo, una sensazione”, ecco, questo è forse il cuore della faccenda: descrivere la vita in tutte le sue sfumature. La trama gialla, l’indagine, il caso da risolvere, sono solo gli strumenti che ti permettono di farlo, a te non resta che osservare, saccheggiare la vita che ti brulica intorno, con la meta di regalare una prospettiva diversa da quello che si è convinti di conoscere e solo per il fatto di averlo sempre sotto agli occhi.
L’emozione del cinema: quando una storia passa dalla carta al grande schermo cosa accade?
Accade che ne esce una lettura differente, come è giusto che sia. Cinema e scrittura sono due linguaggi che nascono da un seme comune per poi svilupparsi in due forme diverse, per questo è quasi impossibile fare un confronto. Chi scrive sa che appena la sua storia esce allo scoperto diventa di chi la legge, che la vivrà quindi con la propria sensibilità e il proprio sguardo. Figurarsi in una trasposizione cinematografica, dove a questo passaggio si aggiunge la riscrittura sotto forma di sceneggiatura, per poi passare attraverso la sensibilità di regista, attori, regista, direttore della fotografia… ecco, appunto. Senza contare che ciò che in un libro viene affidato alla descrizione, muovendosi nello spazio di una o più pagine, nel cinema può venire condensato in un’espressione, un arricciare di labbra o un semplice sospiro: sta alla bravura di chi ha in mano la storia compiere il miracolo e regalarci così la nuova prospettiva di cui si parlava.
Una citazione del romanzo che lo racconta bene?
Qui sono in seria difficoltà… quindi rubo spudoratamente la citazione della quarta di copertina: “Il passato esiste, anche io vorrei cancellarlo con la gomma. Ma è indelebile. Non si candeggia, non si sbianchetta. Puoi appiccicarci sopra un adesivo, così non lo vedi, ma sotto resta. Per sempre.”
Tre parole per descriverlo?
Inaspettato, ironico, saporito.
A chi ne suggerisci la lettura?
È una lettura adatta a tutti, o almeno a chi ha voglia di essere preso per mano e portato dentro una storia fitta di storie, per entrare nelle vite di personaggi straordinariamente normali, diversissimi tra loro ma, forse per questo, veri. Fin nelle più piccole sfumature. Verde-ramarro compresa.