Una “Riflessione sul tempo” di Roberto Chilosi. Chilosi è un impiegato, guida rafting, maestro di canoa, viaggiatore e sportivo. Lettore “totale” e compulsivo, scrittore, ha effettuato discese in canoa nei fiumi più belli e impegnativi nei cinque continenti, compiendo alcune prime discese in solitaria, come il Marsyangdi o la parte alta del Tamur in Nepal.
Ecco la “Riflessione sul tempo” di Roberto Chilosi, che per AltreVoci Edizioni ha pubblicato COME ACQUA.
“Riflessione sul tempo” di Roberto Chilosi
La cosa che mi manca di più è il tempo.
Quando programmo certe discese o traversate vorrei averne di più per fare sopralluoghi, non mi piace usare Google Maps o Earth per vedere i posti.
Io i luoghi li voglio vivere e respirare.
Da lontano, da uno schermo e una tastiera è tutto più ansiogeno, almeno per me.
Sul posto invece mi rendo conto meglio di quello che devo fare, entro in sintonia con il luogo, ho tempo di trovare e provare le soluzioni migliori per limitare più possibile le variabili, che spesso sono tante e di diverso genere.
Prendo contatto con l’acqua, con il vento, capisco quanta paura posso avere e se riuscirò a gestirla.
Da lontano è una vertigine fastidiosa, mi vedo come se mi riprendessero dall’alto con un drone, un piccolo punto insignificante nel blu scuro quasi nero, del mare. È come essere sul bordo di un precipizio, dove l’abisso è la profondità del mare.
La sensazione, dall’esterno, è di essere fermo. L’isola davanti a me, vicina, ma irraggiungibile.
Avere il tempo per riposare, per dormire, per fare le sedute di yoga, respirazione e concentrazione, entrare nel mio mondo.
Tutto questo mi è precluso e nella realtà è tutto frenetico.
Almeno, lo è la maggior parte delle volte.
Ho, purtroppo, sviluppato una tale dipendenza dal tempo che so l’ora senza guardare l’orologio. Ed è il motivo per cui devo andare da solo, la ragione principale per cui prediligo le solitarie.
Non posso permettermi distrazioni o impedimenti, anche banali, dovuti ad altri.
Mi sto preparando per una traversata e riaffiorano vecchie paure e timori: il tappo che salta, il mare grosso, il freddo e la fame invincibili.
Adesso ho paura, paura dell’ignoto, di un cedimento strutturale della canoa, di uno stiramento, uno strappo, un malessere o contrattempo qualsiasi.
Anche un cambio repentino del mare e del vento, nonostante le previsioni.
Per cercare di tenere a bada la paura penso al giorno dopo, a cosa potrei fare.
Ma è sempre una questione di tempo, che non ho, che si risolve nel timore di dimenticare qualcosa, di dovermi alzare due ore prima per preparare il materiale.
Non mi do il tempo di assaporare quello che farò perché devo correre a casa, caricare il furgone, sperare che non ci siano code in autostrada, intoppi all’imbarco del traghetto.
Arrivare la sera, all’ultimo minuto, e la mattina essere già in pista, all’alba, per entrare in acqua, per fare una cosa che necessiterebbe di calma, riposo, concentrazione.
La realtà è sempre migliore di quello che si può immaginare, è meno ansiogena, almeno per me, ma il tempo mi manca sempre.
Mi sto annoiando a guardare come sarà il mare, il vento, l’imbarco, lo sbarco, mentre dovrei già essere lì, adesso, a gustarmi il tramonto, a leggere, a godere del profumo della salsedine e del rumore della risacca dell’onda che, lieve, si frange sugli scogli.
Invece no.
Mi sono creato una realtà alla quale non so più sfuggire, una realtà dove il tempo che non ho, è il dittatore incontrastato.
La mia vita è scandita da numeri. Il treno alle 5.23 o alle 6.16, timbrare entro le 8.30, pausa dalle 12.30 alle 13, uscita alle 17 e via di volata in stazione per il treno delle 17.47 con sosta al supermercato, o altre commissioni lungo la strada.
Mi piace allenarmi la mattina presto, ma mi piacerebbe anche godere di un pò di riposo, di non dover sempre pensare pensare pensare a come sfruttare ogni singolo istante della mia vita.
“La cosa importante sono le ore, i minuti, i secondi e come si vivono”.
Così scrivevo, ricalcando da “Tempo per respirare ” di Reinhard Karl, anni fa.
E ci riuscivo, vivevo un meraviglioso sogno.
Sto anche scrivendo un altro libro, ma anche qui, non ho tempo, perché non sono uno scrittore, ma uno sportivo che scrive e, tra mettermi su un foglio o al PC a buttare giù parole e allenarmi all’aria aperta, preferisco sicuramente la seconda.
Sono soddisfatto della mia vita, non traggano in inganno le mie parole, ma quando devo affrontare una sfida come questa mi manca l’aria, e capisco che forse ho sbagliato qualcosa.