È uscito il secondo thriller storico a firma di Lorenzo Beccati, ancora una volta ritroviamo il suo protagonista alle prese con indagini e misteri nella Genova della fine del 1500.
Abbiamo fatto una chiacchierata con l’autore che ci ha raccontato qualcosa di più su “Il mistero degli incurabili” in questa intervista.
“Il mistero degli incurabili” ci riporta a Genova con Pimain. Questa volta hai ambientato la storia in un luogo davvero particolare. Ce lo racconti?
Il luogo, realmente esistito, è quello che oggi chiameremmo “manicomio” ma che allora era differente, persino peggio. Le malattie mentali non esistevano. Il disturbato era tale perché posseduto dal demonio.
Due le scie di sangue che si ritroverà a seguire Pimain, due nuove indagini: a te piace intrecciare gli eventi: anche in “Il guaritore di maiali” avevi messo alla prova protagonista e lettori con due indagini parallele. Come mai?
Devo ammettere che ho messo in pratica un espediente letterario. Agendo su due fronti, su due “inchieste”, si svia il lettore e gli s’impedisce di ragionare troppo sul singolo caso in modo che non arrivi a individuare i colpevoli. È un po’ come i maghi che agitano una mano per distrarre lo spettatore da ciò che combina l’altra.
Come ti sei informato sulla Genova dell’epoca? Quanto lavoro c’è dietro un thriller storico?
Dietro ogni thriller ci sono parecchie estenuanti ricerche: archivi di Stato, documenti, libri, internet, biblioteche, mostre di opere dell’epoca scelta. E tutte queste informazioni vanno lette, selezionate e catalogate. Uno splendido lavoraccio.
Tre parole per descrivere questo libro.
Tutte con la i: intrigante, inquietante, illuminante.
In “Il mistero degli incurabili” scopriamo qualcosa di più anche dal punto di vista privato della vita di Pimain?
Ogni nuovo incontro, azione, sentimento mostra una parte aggiuntiva di noi e svela più di quanto forse vogliamo. Così è per Pimain, il guaritore di maiali, che neppure altri cento libri ci aiuterebbero a conoscere del tutto. Buona lettura.