Un personaggio fuori dal comune e delle indagini serrate sono al centro del primo thriller storico della trilogia scritta da Lorenzo Beccati e che viene riproposta a cura di AltreVoci Edizioni.
Conosciamo meglio l’autore e qualcosa di più sul primo romanzo della serie: “Il guaritore di maiali“.
Da autore di programmi che hanno fatto la storia della televisione italiana (Drive In, Paperissima, Striscia la Notizia) a voce dell’indimenticabile Gabibbo e, infine, scrittore di svariati libri come thriller e saggi. Sei una fucina di creatività: autore, scrittore, doppiatore, in quale veste ti riconosci di più?
In nessuna o in tutte. È un cumulo di attività che ha origine nei piccoli teatri di cabaret dove mi esibivo da ragazzo. (Esperienza comune ad Antonio Ricci e a molti altri personaggi). Dovevi scrivere i testi, recitare, improvvisare e persino costruirti le scenografie e i costumi.
Dagli amanti del thriller agli appassionati di storia fino ai divoratori di gialli tu riesci, in un unico libro, a mettere d’accordo tutti. Ci sveli il tuo segreto?
Io sono un divoratore di saggi, opere poetiche, romanzi, gialli. Evidentemente mi rimangono in circolo molti elementi che poi, con naturalezza, vengono fuori nell’atto dello scrivere i miei libri. Credo che lo stile di uno scrittore non sia studiato a tavolino ma emerga dalle esperienze, compresa quella di autore di Striscia la Notizia.
Tra tutte le tue opere, e ne hai scritte tante, c’è un personaggio che ti rappresenta di più e che ti ha dato maggiori soddisfazioni?
Devo citarne almeno due: Pimain, il guaritore di maiali e Pietra la rabdomante. Li segnalo anche per l’affetto che dimostrano i lettori verso questi due. A ogni incontro vengo avvicinato da lettori e lettrici che mi chiedono quando torneranno Pimain e Pietra. Io so che accadrà quando questi personaggi s’imporranno con prepotenza nella mia mente. Pimain e Pietra vivono aldilà delle mie pagine e hanno vita propria, ormai.
A proposito di terra natia. Con AltreVoci Edizioni pubblichi la trilogia che vede protagonista Pimain. Ne “Il guaritore di maiali” la tua Genova diventa la co-protagonista della storia insieme a lui. Quanto è importante, per te, il legame con la tua terra?
È un legame totale, una vera passione, ricambiata per giunta. Genova è una fonte inesauribile di storia e storie. Un luogo ideale, conosciuto e amato, dove far agire i miei personaggi. Ogni volta che posso mi perdo nei caruggi del centro storico. C’è sempre un angolo inesplorato, anche dopo tanti anni, che mi meraviglia e rapisce.
Hai ambientato “Il guaritore di maiali” verso la fine del 1500, quando non esistevano Internet, sofisticati sistemi di profiling, rilevazioni ambientali, DNA. Nel mondo letterario c’è chi asserisce che scrivere un thriller storico sia più semplice di un thriller ambientato ai giorni nostri. Cosa ne pensi?
Dedicarsi a un thriller storico vuol dire scrivere un libro in più. Oltre alla trama, a delineare i personaggi, cose che accomunano ogni scrittore, chi ambienta i propri libri nel passato deve avere padronanza storica del periodo, studiarlo e prendersene cura. Un lavoro in più, direi.
Partorire un romanzo storico implica una profonda conoscenza e documentazione dell’epoca che si va a narrare per evitare di incappare in errori. Come si svolge la tua ricerca storica? Come ti documenti?
Si è costretti a fare ricerche estenuanti, a consultare documenti, libri d’epoca, archivi storici, mostre di dipinti dell’epoca narrata. E questo non vale solo per i grandi personaggi del passato o per le vicende da sussidiari ma soprattutto per le piccole cose. Nel 1500 costruivano le dentiere? Cosa bevevano? C’erano gli orologi da polso? Un delizioso lavoraccio.
Parliamo del processo creativo. Pirandello sosteneva che fossero i personaggi stessi a bussare alla sua porta e creare la storia. Ti trovi d’accordo con questa affermazione? Come è avvenuta la costruzione della tua trama?Qual è stata la maggiore difficoltà nel delinearne i contorni?
Sono completamente d’accordo. Come potrei contraddire un premio Nobel. Alla fine di ogni sessione di scrittura cerco sempre di lasciare il protagonista nei guai, così ho agito anche con Pimain. Lo faccio per il piacere, il giorno dopo, di scoprire come riuscirà a cavarsela. E nel frattempo mi crogiolo nella curiosità di sapere come andrà a finire, perché io per alcune ore non lo so ancora. In un mio precedente libro “Il barbiere di Maciste” un personaggio non previsto, una gamba!, ha preso il sopravvento sul romanzo e pensare che non era neppure contemplata all’inizio della stesura. Basta una riga ben scritta e il romanzo prende tutt’altra strada.
Tra i detective di carta Pimain è, indubbiamente, un personaggio interessante che brilla per la sua originalità. Complesso, compie indagini poco convenzionali, guarisce i maiali. Dove è nata l’idea di un personaggio così atipico? Da cosa ti sei lasciato ispirare per caratterizzarlo?
Pimain prende spunto da un ricordo sopito. Per quanto vi sembri assurdo, i miei genitori erano braccianti e per andare al lavoro mi chiudevano nella porcilaia con i maiali. Io stavo con loro tutto il giorno. Forse con Pimain, che in fondo sono io, ho voluto ringraziare i maiali per la compagnia e per non avermi mangiato.
Immagina, per ipotesi, di non essere tu l’autore del thriller ma un semplice lettore. Perché consiglieresti “Il guaritore di maiali”? Dillo in tre parole.
Azione, deduzione e giustizia.
Prima di salutarci, scegli una frase dal libro da lasciare a chi ti leggerà.
(Parla Pimain) “Prima chiamerò innocente chi è innocente così arriverò senza dubbi al colpevole”.
Ultima domanda: si dice che uno scrittore debba essere innanzitutto un buon lettore. Tu, Lorenzo Beccati, che lettore sei?
R: Sono un lettore onnivoro. Possiedo, anzi, sono posseduto da almeno ventimila volumi. Due intere stanze più armadi sparsi sono pieni di libri. Per la mancanza di tempo non leggo mai un l due volte. Si chiede spesso che libri hai sul comodino. Ebbene, in casa mia è il comodino che sta sui libri. Che Pimain vegli su tutti noi.
Intervista a cura di Manuela Maccanti