Darinka Montico.
Viaggiatrice nel DNA e scrittrice per destino
“Basta, adesso scappo!”
Alzi la mano chi non l’ha mai detto. Se non c’è nessuno in giro, si può annoverare come un classico intercalare tra un problema e l’altro di un povero mortale. Va nel dimenticatoio, insomma. Se lo dici a un amico e quello ti prende sul serio, cominciano a fioccare le domande: ma dove? E cosa mi porto dietro? E il viaggio con che soldi lo pago?
Se volete una risposta, chiedete a Darinka Montico.
Darinka, viaggiatrice nel DNA e scrittrice per destino (Mondonauta e Walkaboutitalia: L’Italia a piedi, senza soldi, raccogliendo sogni) ha deciso di affidare il terzo libro ad AltreVoci Edizioni. Un viaggio introspettivo di una donna che ha come obiettivo la distruzione dello stigma dell’impossibilità.
Sei indubbiamente una persona difficile da classificare. Vuoi aiutarci? Parlaci di te.
È possibile che lo sia proprio perché non ho mai amato le classificazioni. Se fossimo stati creati per essere classificati, saremmo nati a forma di cartelletta. A parte gli scherzi, credo che inscatolare la gente in precise definizioni ci tolga la possibilità di esplorare cosa ci sia tra quegli angoli inventati e l’infinito. Nel mio caso particolare sto dedicando la mia vita a esplorare cosa ci sia in quello spazio. Se per parlare di me devo fare un elenco delle cose che ho fatto finora, allora possiamo iniziare dalla curiosità di una ragazza che non si sentiva a casa dove è nata e che senza l’aiuto di risorse di famiglia è partita appena finite le superiori. Ha iniziato come cameriera in ristoranti italiani all’estero e passando per tutti i continenti facendo i lavori più disparati, dall’insegnante d’inglese alle scuole elementari in Laos alla massaggiatrice di teste di giocatori di poker in Inghilterra. Ora sta realizzando uno dei suoi sogni e si trova a vivere in Indonesia dedicandosi alle arti visive e della comunicazione full time. Sarà quello che farò per sempre? Lo dubito. Cosa voglio fare “da grande”? Lo scoprirò passo per passo. Al momento voglio distaccarmi dalla società e andare a vivere in una tenda indiana, nel modo più sostenibile e auto-sostenibile possibile, l’ho già comprata e sto cercando un terreno dove piantarla. Ci starò per sempre? Non credo che il mio spirito zingaro me lo permetterà, ma certamente avrò piacere di chiamarla “base” per quanto mi sarà possibile. Poi, se quello che ho fatto e faccio può solo lasciar intuire chi sono veramente, credo la mia essenza si possa riassumere descrivendo il carattere del viaggiatore, colui che si muove per fame di conoscenza, di nuove domande ogni giorno, di opzioni alternative. E probabilmente anche per irrequietezza interiore e necessità di incontrare propri simili, anime creative che vivono per demolire i pregiudizi. Credo di essere stata spesso definita controversa e ribelle e, da altri, rivoluzionaria. Stessa cosa, semplicemente alcuni si riferiscono a colui cui questa società sta stretta con un complimento, altri con un’offesa.
Farsi domande non previste dal copione che ci hanno servito per me non è più una scelta, è la mia natura.
I primi due libri raccontavano esperienze di viaggio. Cosa ti ha spinto a scrivere questo nuovo libro?
Potrei dire il caso, ma ormai non credo più nel “caso” delle “casualità”. Scusatemi il gioco di parole, quindi chiamiamolo destino, per intenderci. La realtà è che sono arrivata a Bali, ormai un anno e mezzo fa, con l’intenzione di scrivere una storia completamente diversa, avevo in testa di scrivere il primo manoscritto di una serie sul mio giro del mondo in bici e barca a vela. Prima mi si è rotto il computer e, per un paio di mesi, non potendo metterlo a posto qui, ho deciso di prendermi una pausa e dedicarmi alla scoperta di nuove discipline come lo yoga e la meditazione, poi, dopo essere riuscita a risolvere il problema informatico a Bangkok, sono tornata in Indonesia ed è scoppiata la pandemia. Sinceramente a quel punto l’ispirazione di scrivere un libro di viaggio mi era passata e mi sono anche chiesta a cosa sarebbe servito in quel momento, senza riuscire a darmi una risposta soddisfacente. Così ho deciso di continuare il percorso appena intrapreso e approfondirlo. Questo per me è un libro importante, molto diverso dagli altri, intimo in un modo che mi spaventa ma che spero possa essere utile nello sviscerare nuove domande dentro a ognuno di noi e che in qualche modo possa intavolare il lato positivo del lockdown, l’opportunità di riflessione e di ricerca di se stessi.
Speriamo tutti di tornare a viaggiare presto. Tu cosa farai quando sarà possibile? Hai già qualche progetto?
Mi piacerebbe completare il mio cammino in Italia facendo il periplo della Sardegna a piedi e poi, quando la mia base sarà solida, mi piacerebbe poterci portare la mia bici, in bici. Quindi pedalarla da dove l’ho lasciata a Dublino in Irlanda fino a qui, Bali, Indonesia, continuando a promuovere il viaggio lento e a emissioni zero.
Intervista a cura di Aldo Boraschi