IL BASTARDO è il nuovo romanzo di Daniela Piazza, autrice di grande talento, la sua penna ha ammaliato e tenuto sulle spine tantissimi lettori. Scopriamo qualcosa di più di questa intrigante uscita.
In questo libro si parla di Storia, ma anche di amore, avventura e tantissimo mistero. Possiamo, dunque, dire che si tratta di un romanzo rivolto a un pubblico ampio, amante degli intrighi ed emozioni forti?
Proprio così. Questo è ciò che ho sempre cercato di realizzare, in tutti i miei romanzi. Pur amando molto il genere del romanzo storico, capisco che questa passione da molti lettori può non essere condivisa. Tuttavia vorrei cercare di raggiungere un pubblico meno “specialistico”, in modo da veicolare il racconto storico attraverso il coinvolgimento emotivo.
La trama è indubbiamente molto ricca, e ha una commistione di generi letterari che rendono il tutto molto intrigante. Quali sono gli elementi di pura fantasia, e quali invece quelli storici attendibili?
Questo, tra tutti, è forse il libro in cui è più importante la componente di avventura e mistero, anche perché i protagonisti principali sono tutti figure di invenzione e ho potuto liberamente spaziare con la fantasia. I quattro protagonisti principali, due coppie di giovani, sono frutto della mia immaginazione, ma si muovono in un contesto storico assolutamente reale e documentato. Tutti i riferimenti a fatti, luoghi e personaggi esistiti sono costruiti partendo da una documentazione studiata nei dettagli, anche se spesso contraddittoria negli stessi testi, data la lontananza nel tempo dei fatti narrati. In caso di discrepanze ho scelto la versione che era più adatta ai miei fini narrativi.
Parliamo dell’ambientazione, la Francia del 1200, luogo suggestivo e molto affascinante. Ti va di spiegarci il perché di questa scelta e raccontarci qualcosa in più sui luoghi che fanno da sfondo a questa storia?
Questo libro, pur autoconclusivo, è concepito come parte di una saga famigliare, dedicata alla ligure famiglia Fieschi in un momento molto importante, quello del papato di Sinibaldo Fieschi, papa Innocenzo IV, colui che scomunicò definitivamente l’imperatore Federico II. Minacciato dallo svevo, egli fu costretto a trasferirsi con la sua corte a Lione, dove organizzò il Concilio che ne confermò la scomunica (1245). Qui il suo operato si intrecciò con quello del re Luigi IX di Francia, promotore della settima Crociata (cui i miei protagonisti partecipano), che partì da Aigues Mortes, in Camargue. Si tratta di luoghi di rara bellezza, sia dal punto di vista storico/artistico, sia da quello naturalistico, che credo abbiano aggiunto davvero fascino alla narrazione. Ma c’è un altro luogo altrettanto e forse più suggestivo, poco presente fisicamente ma spesso evocato con nostalgia: la Liguria.
Francesco Fieschi è il protagonista del libro. Raccontaci qualcosa di lui, quali sono le caratteristiche che lo contraddistinguono?
Francesco, come detto, è un personaggio di fantasia, ma che “sarebbe potuto esistere” e in tal caso essere cancellato dalla storia tramandata per buoni motivi. Gli attribuisco una parentela ambigua con la famiglia Fieschi. Ambigua perché, pur essendo riconosciuto come figlio illegittimo di Tedisio Fieschi, fratello del papa, su di lui corrono molte voci che lo fanno in realtà figlio dello stesso Innocenzo IV. Questa che lui ritiene una calunnia marca la vita di Francesco fin dalla più tenera infanzia: si sente trattato come un “diverso” all’interno della sua stessa famiglia, a Lavagna, è ossessionato da questo appellativo di “bastardo” che sente sussurrare contro di lui. Si alimenta così in lui una voglia di riscatto e di affermazione di sé che lo porta a sviluppare un’indole tempestosa, spesso arrogante e addirittura violenta, caratteri tutti che cresceranno ulteriormente quando sarà chiamato dal Papa a seguirlo in Francia. Tuttavia in lui ci sono anche elementi positivi, così come, al contrario, non tutto rifulge nell’operato del suo migliore amico, il simpatico e “buon” Filippo Grimaldi. Questo è un po’ un tema costante dei miei romanzi: nessuno è del tutto buono, così come nessuno è del tutto cattivo.
Quanto tempo e quanta ricerca hanno richiesto la stesura del romanzo?
Questo romanzo ha avuto una genesi del tutto diversa rispetto agli altri quattro da me finora pubblicati. L’ho scritto in gran parte più di 15 anni fa, partendo dallo sviluppo di un progetto scolastico, quando ancora non pensavo che questa sarebbe divenuta per me un’occupazione importante. La sua genesi è durata quindi molti anni (circa quattro, inizialmente), durante i quali ho approfittato di ogni momento libero per fare ricerca e andare avanti con questo “hobby” che mi aveva subito appassionato. Nonostante questo, l’impellenza di altre attività mi aveva quasi portato ad arenarmi, quando un brutto incidente in scooter mi ha costretta a un lungo “tempo libero” di convalescenza. Mi sono imposta di sfruttarlo al meglio e ho così portato a termine i primi due volumi della mia Saga dei Fieschi, che ho ripreso recentemente per correggere già di persona qualche inevitabile “immaturità” della scrittura, prima di affidarlo alle capaci mani di un editor (Aldo Boraschi, che ringrazio).
Domanda secca: tre parole per descrivere il libro.
Ricco, avventuroso, reale.
Hai degli autori di riferimento?
Per questo romanzo in particolare mi sono ispirata, almeno nelle intenzioni, alle Trilogie di Ken Follet, ma amo anche altri autori di romanzi storici come Ildefonso Falcones, Matteo Strukul (che però ho conosciuto successivamente) e naturalmente Umberto Eco, il mio mito in assoluto.
Sono curiosa: quando e come mai hai deciso di dedicarti alla scrittura?
Come già detto, questo romanzo è nato “per caso”, dalla voglia di sviluppare un bel racconto creato in classe con i miei alunni. È stato, però, da subito apprezzato moltissimo dalla grande Casa Editrice con cui ho poi pubblicato i miei quattro editi, nonostante mi abbia negato la pubblicazione perché la trama non si inseriva adeguatamente nei suoi progetti editoriali. In compenso, però, mi fu allora proposta una collaborazione su temi diversi: è perciò proprio merito di questo romanzo se sono approdata al mondo della scrittura e sono veramente felice che “IL BASTARDO” abbia trovato una sua collocazione in una Casa Editrice ligure, la Altrevoci, che sebbene di recente costituzione sono sicura si farà presto un nome nel panorama nazionale. Se a questo aggiungiamo che il responsabile commerciale della CE ha una libreria che si chiama “Fieschi” a Lavagna, non posso che essere convinta che il mio romanzo abbia trovato la propria più perfetta collocazione.
Intervista a cura di Isabella Liberto.